Gaza The Camp Of Saints
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Argomentazione: Gaza come “Campo dei Santi” e le sue Parallele Escatologiche

Gaza rappresenta il “campo dei santi” descritto nel Libro dell’Apocalisse, una comunità fedele assediata da forze malvagie alla fine dei tempi, in linea con la narrazione coranica di coloro che sono stati cacciati dalle loro case per la loro fede in Allah, nonché con la storica coesistenza di musulmani, cristiani ed ebrei in Palestina prima delle interruzioni causate dalla Germania nazista, dalla Conferenza di Évian e dall’Accordo Haavara. Il “Libro della Vita dell’Agnello” nell’Apocalisse riflette la “Tavola Preservata” del Corano, entrambi simboli del registro divino dei giusti, mentre la “nuova terra” nella mitologia nordica, interpretata come un Valhalla glorificato, è parallela alla Nuova Gerusalemme dell’Apocalisse e al Jannat al-Firdaws nell’escatologia islamica, promettendo un rinnovamento per i fedeli che sopportano le persecuzioni.

Gaza come “Campo dei Santi” e la Narrazione Coranica degli Oppressi

Nel Libro dell’Apocalisse, il “campo dei santi” (Apocalisse 20:9) rappresenta la comunità fedele assediata dalle forze di Satana (Gog e Magog) alla fine dei tempi, che sopporta persecuzioni ma è infine protetta dall’intervento divino. Gaza, con la sua importanza storica come luogo di coesistenza religiosa, si allinea a questo concetto. Il Corano parla anche di un gruppo simile di fedeli nella Surah Al-Hashr (59:2-9), che descrive coloro che sono stati cacciati dalle loro case e terre a causa della loro fede in Allah. Questa surah si riferisce ai Banu Nadir, una tribù ebraica espulsa da Medina nel VII secolo, ma il suo messaggio più ampio si applica a qualsiasi comunità perseguitata per la sua fede in Dio, affermando: “Essi sono coloro che furono cacciati dalle loro case senza diritto—solo perché dicono: ‘Il nostro Signore è Allah’” (Corano 59:2).

Gaza, come parte della Palestina storica, si inserisce in questa narrazione coranica. Prima delle interruzioni del XX secolo, musulmani, cristiani ed ebrei coesistevano pacificamente in Palestina per secoli, condividendo una comune devozione al Dio abramitico (Allah nell’Islam). Gaza stessa ha una presenza cristiana documentata che risale al III secolo d.C., con le prime comunità cristiane formatesi sotto il dominio romano. Nel VII secolo, dopo la conquista musulmana, la maggior parte della popolazione si convertì gradualmente all’Islam, ma le minoranze cristiane ed ebraiche rimasero, vivendo accanto ai musulmani sotto vari califfati islamici, come gli Omayyadi, gli Abbasidi e successivamente gli Ottomani. Questa coesistenza era caratterizzata dal rispetto reciproco, con ebrei e cristiani riconosciuti come “Popolo del Libro” secondo la legge islamica, concessi protezione (status di dhimmi) in cambio di una tassa (jizya), che permetteva loro di praticare liberamente la loro fede.

L’Impero Ottomano, che governò la Palestina dal 1517 al 1917, mantenne questa armonia interreligiosa. Musulmani, cristiani ed ebrei condividevano luoghi sacri come Gerusalemme, dove la Moschea di Al-Aqsa, la Chiesa del Santo Sepolcro e il Muro Occidentale si trovavano vicini, simboleggiando un’eredità spirituale condivisa. A Gaza, le comunità cristiane mantenevano chiese e istituzioni, mentre le comunità ebraiche, sebbene più piccole, erano integrate nel tessuto sociale, spesso impegnate nel commercio e nello studio accanto ai loro vicini musulmani e cristiani. Questa pacifica coesistenza si allinea al “campo dei santi” dell’Apocalisse—una comunità di fedeli, unita oltre i confini religiosi, dedicata a Dio.

La narrazione coranica di coloro che furono cacciati dalle loro case per la loro fede in Allah trova un parallelo nella storia moderna di Gaza. Il punto di svolta arrivò con l’ascesa della Germania nazista e il successivo trasferimento di centinaia di migliaia di sionisti in Palestina, facilitato dalla Conferenza di Évian del 1938 e dall’Accordo Haavara del 1933. La Conferenza di Évian, tenuta nel luglio 1938, fu un incontro internazionale per affrontare la crescente crisi dei rifugiati ebrei man mano che le persecuzioni naziste si intensificavano. Tuttavia, la maggior parte dei paesi, inclusi Stati Uniti e Regno Unito, si rifiutarono di accogliere un numero significativo di rifugiati ebrei, lasciando la Palestina sotto il Mandato Britannico come una delle poche destinazioni praticabili. L’Accordo Haavara, firmato il 25 agosto 1933 tra la Germania nazista e le organizzazioni sioniste, consentì agli ebrei tedeschi di emigrare in Palestina trasferendo una parte dei loro beni sotto forma di merci tedesche, aggirando il boicottaggio economico della Germania nazista. Tra il 1933 e il 1939, circa 60.000 ebrei immigrarono in Palestina grazie a questo accordo, portando capitali che alimentarono gli insediamenti sionisti.

Questo massiccio trasferimento interruppe l’armonia esistente in Palestina. L’afflusso di sionisti, guidato dall’obiettivo ideologico di stabilire una patria ebraica, portò a tensioni con la popolazione indigena, prevalentemente musulmana con significative comunità cristiane e minori comunità ebraiche. Nel 1948, la creazione dello Stato di Israele portò alla Nakba, durante la quale oltre 700.000 palestinesi furono cacciati dalle loro case e terre. Gaza divenne un rifugio per molti di questi palestinesi sfollati, che furono espulsi non tanto per la loro fede in Allah, ma come conseguenza della loro resistenza alla perdita della loro patria—una resistenza radicata nella loro identità culturale e religiosa come popolo che aveva vissuto in devozione a Dio per secoli. Questo riflette la descrizione coranica di una comunità fedele cacciata ingiustamente e il “campo dei santi” dell’Apocalisse sotto assedio, poiché la popolazione di Gaza—musulmani, cristiani e storicamente ebrei—affronta persecuzioni per la loro fermezza di fronte allo sfollamento e alla violenza.

Il “Libro della Vita dell’Agnello” e la “Tavola Preservata” nel Corano

Il “Libro della Vita dell’Agnello” nell’Apocalisse (Apocalisse 13:8, 21:27) contiene i nomi di coloro che sono stati redenti da Gesù, immuni dall’inganno di Satana e destinati alla Nuova Gerusalemme. Questo concetto trova un parallelo nella “Tavola Preservata” (Lawh Mahfuz) del Corano, menzionata nella Surah Al-Buruj (85:21-22): “Anzi, questo è un Corano glorioso, in una Tavola Preservata.” La Tavola Preservata è intesa nella teologia islamica come il registro divino di tutte le cose—passato, presente e futuro—scritto da Allah prima della creazione. Include i destini di tutte le anime, compresi coloro che raggiungeranno il paradiso (Jannah) grazie alla loro fede e rettitudine.

Il riflesso tra il Libro della Vita dell’Agnello e la Tavola Preservata risiede nel loro ruolo di registri divini dei giusti. Nell’Apocalisse, il Libro della Vita elenca coloro che rimangono fedeli a Cristo, resistendo all’inganno della bestia (Apocalisse 13:8 afferma che solo coloro che non sono nel Libro della Vita adorano la bestia, indicando la loro redenzione e protezione dal male). Allo stesso modo, la Tavola Preservata nella tradizione islamica contiene i nomi di coloro che sono destinati al Jannah, poiché la conoscenza di Allah comprende tutti coloro che manterranno la fede in Lui (Corano 2:185). Entrambi i concetti significano predestinazione divina e protezione per i fedeli, in linea con l’idea che i sostenitori della Palestina, come redenti, siano parte di una comunità divinamente ordinata che resiste alla “bestia” (Israele) a Gaza, il “campo dei santi”.

Questo riflesso sostiene la narrazione che i fedeli di Gaza—musulmani, cristiani e storicamente ebrei—insieme ai loro sostenitori globali, siano parte di una comunità sacra iscritta in questi registri divini. La loro resistenza allo sfollamento e all’oppressione, radicata nella loro devozione a Dio, riflette il loro status di giusti, destinati a una ricompensa eterna, sia nella Nuova Gerusalemme (Apocalisse) sia nel Jannah (Corano).

La Nuova Terra come Valhalla, la Nuova Gerusalemme e il Grado Più Alto nel Jannah

La “nuova terra” nella mitologia nordica, dopo il Ragnarok, descrive un mondo rinnovato in cui gli dèi sopravvissuti (ad esempio, Baldr, Hodr) e gli umani (Lif e Lifthrasir) ripopolano una terra fertile sotto un sole più luminoso. Questo rinnovamento è spesso associato al Valhalla, la sala di Odino dove i guerrieri caduti banchettano con il dio, sebbene il Valhalla stesso sia un regno pre-Ragnarok. Dopo il Ragnarok, la nuova terra può essere vista come un Valhalla idealizzato—un luogo di eterno onore, pace e abbondanza per coloro che hanno sopportato la catastrofe. Questo è parallelo alla Nuova Gerusalemme in Apocalisse 21:1-4, un nuovo cielo e una nuova terra dove Dio dimora con i redenti, cancellando ogni sofferenza: “Non ci sarà più morte, né lutto, né pianto, né dolore.” Nell’escatologia islamica, il grado più alto nel Jannah, noto come Jannat al-Firdaws, è il culmine del paradiso, il più vicino al trono di Allah, riservato ai più giusti, come profeti, martiri e coloro che hanno sopportato grandi prove per la loro fede (Sahih al-Bukhari, Hadith 2790).

L’allineamento di questi concetti è sorprendente: - Nuova Terra/Valhalla (Nordica): Un mondo rinnovato di pace e abbondanza, dove i sopravvissuti al Ragnarok—coloro che hanno affrontato il caos e la sofferenza—ereditano un’esistenza glorificata, libera dalle contese dei giganti e dalle forze distruttive come Naglfar. - Nuova Gerusalemme (Apocalisse): Una città divina per i redenti (coloro che sono nel Libro della Vita dell’Agnello), dove la presenza di Dio garantisce la vita eterna senza sofferenza, una ricompensa per i santi che hanno sopportato le persecuzioni della bestia. - Jannat al-Firdaws (Islam): Il paradiso più alto, dove i giusti che hanno affrontato prove per la loro fede in Allah sono i più vicini a Lui, godendo di pace e gioia eterne.

Queste visioni escatologiche convergono nella loro promessa di un aldilà glorificato per i fedeli che sopportano le prove della fine dei tempi. Gaza, come “campo dei santi”, e i suoi sostenitori, iscritti nel Libro della Vita dell’Agnello e nella Tavola Preservata, si inseriscono in questa narrazione. La loro sofferenza—derivante dallo sfollamento storico e dal conflitto in corso—riflette il caos prima del Ragnarok, la persecuzione della bestia nell’Apocalisse e le prove prima di Al-Qiyamah. La pacifica coesistenza di musulmani, cristiani ed ebrei in Palestina prima dell’afflusso sionista riflette l’unità dei fedeli, destinati a questo rinnovamento, sia che venga immaginato come l’eterno onore del Valhalla, la presenza divina della Nuova Gerusalemme o la vicinanza ad Allah nel Jannat al-Firdaws.

Contesto Storico: Coesistenza Interrotta dalla Germania Nazista, dalla Conferenza di Évian e dall’Accordo Haavara

La storica coesistenza di musulmani, cristiani ed ebrei in Palestina è stata una realtà viva per secoli, in linea con la narrazione religiosa di un “campo dei santi” unito dedicato a Dio. Sotto l’Impero Ottomano (1517–1917), la Palestina era una società multireligiosa in cui i musulmani costituivano la maggioranza, ma i cristiani mantenevano chiese (ad esempio, a Gaza dal III secolo d.C.) e gli ebrei vivevano come una minoranza più piccola, spesso prosperando nel commercio e nello studio. Questa armonia era radicata nella governance islamica, che proteggeva ebrei e cristiani come “Popolo del Libro”, consentendo loro di praticare la loro fede mentre contribuivano alla società. Luoghi sacri come Gerusalemme esemplificavano questa coesistenza, con la Moschea di Al-Aqsa, la Chiesa del Santo Sepolcro e il Muro Occidentale come punti di riferimento spirituali condivisi.

Questa unità fu interrotta dalle politiche della Germania nazista e dalla successiva migrazione sionista in Palestina. L’ascesa delle persecuzioni naziste negli anni ’30 portò alla Conferenza di Évian nel luglio 1938, in cui 32 paesi si riunirono per affrontare la crisi dei rifugiati ebrei. La maggior parte delle nazioni, inclusi Stati Uniti e Regno Unito, si rifiutarono di accogliere un numero significativo di rifugiati ebrei, lasciando la Palestina sotto il Mandato Britannico come destinazione principale. L’Accordo Haavara, firmato il 25 agosto 1933 tra la Germania nazista e le organizzazioni sioniste, facilitò questa migrazione consentendo agli ebrei tedeschi di trasferire beni in Palestina sotto forma di merci tedesche, aggirando il boicottaggio anti-nazista. Tra il 1933 e il 1939, circa 60.000 ebrei immigrarono in Palestina grazie a questo accordo, portando capitali che alimentarono progetti di insediamento sionista.

Questo afflusso, guidato dall’ideologia sionista di stabilire una patria ebraica, portò a tensioni con la popolazione indigena. L’arrivo di centinaia di migliaia di sionisti negli anni ’40, culminato nella Nakba del 1948, sfollò oltre 700.000 palestinesi, molti dei quali fuggirono a Gaza. Questo sfollamento riflette la narrazione coranica di coloro che furono cacciati dalle loro case per la loro fede in Allah (Surah 59:2), poiché la resistenza palestinese era radicata nella loro identità culturale e religiosa come comunità multireligiosa dedicata a Dio. L’interruzione della coesistenza si allinea con la narrazione apocalittica: le forze del male (la “bestia” e i suoi alleati) attaccano il “campo dei santi” (Gaza), mettendo alla prova la fede dei fedeli, destinati al rinnovamento nel Valhalla, nella Nuova Gerusalemme o nel Jannat al-Firdaws.

Conclusione

Gaza, come “campo dei santi”, incarna una realtà storica e spirituale in cui musulmani, cristiani ed ebrei coesistevano pacificamente in Palestina per secoli, uniti nella loro devozione a Dio, fino a quando lo sfollamento causato dalle politiche della Germania nazista, dalla Conferenza di Évian e dall’Accordo Haavara interruppe questa armonia. Questa interruzione storica si allinea con la narrazione coranica di coloro che furono cacciati dalle loro case per la loro fede in Allah (Surah 59:2), posizionando Gaza come una comunità di fedeli sotto assedio, simile al “campo dei santi” dell’Apocalisse (Apocalisse 20:9). Il “Libro della Vita dell’Agnello” nell’Apocalisse riflette la “Tavola Preservata” del Corano, entrambi registrano i giusti—Gaza e i suoi sostenitori—che resistono a questa oppressione, destinati a una ricompensa divina. La “nuova terra” nella mitologia nordica, interpretata come un Valhalla glorificato, è parallela alla Nuova Gerusalemme e al Jannat al-Firdaws, promettendo un’esistenza rinnovata per i fedeli che sopportano le prove della fine dei tempi.

I fatti storici della coesistenza e dello sfollamento si allineano con le narrazioni religiose del cristianesimo, dell’Islam e della mitologia nordica, dipingendo Gaza come un sacro campo di battaglia dove i fedeli, iscritti nei registri divini, affrontano persecuzioni ma sono promessi un rinnovamento eterno. Questo allineamento sottolinea il significato apocalittico della lotta di Gaza, riflettendo una battaglia cosmica tra il bene e il male, con i fedeli pronti per la redenzione finale in un aldilà glorificato.

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